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["Decidere sui mercati","Consigli per la lettura","News: riflessioni","Un po' di statistica","Strumenti finanziari","Mercati e portafogli","Psicologia e finanza"]
di Flavio Rinaldi
Sono due, cinque o dieci anni che investo i miei risparmi con la banca sotto casa, ora continuo a sentir parlare di questi ETF ma in banca mi hanno detto che sono molto rischiosi, sono anche quotati in Borsa. Perché mai dovrei investire in ETF?
Questa è una domanda di fantasia ma forse no. La sento frequentemente quando parlo di investimenti efficienti.
E allora, non dobbiamo stancarci di ripetere queste informazioni che, per chi si occupa di finanza e investimenti a tempo pieno e anche per alcuni altri, sono ormai scontate ma, in realtà, più incontro persone e più mi rendo conto che, al di fuori della solita cerchia, sono ancora ben lungi dall’essere acquisite.
Partiamo dall’inizio. Cos’è un ETF?
E allora, poiché non voglio che pensi che sia una mia opinione basata su qualche interesse personale, riporto direttamente la definizione che di ETF si trova sul sito di Borsa Italiana:
"ETF: definizione e cenni storici
Gli ETF (acronimo di Exchange Traded Funds) sono fondi o SICAV a basse commissioni di gestione negoziati in Borsa come le normali azioni. Si caratterizzano per il fatto di avere come unico obiettivo quello di replicare fedelmente l’andamento e quindi il rendimento di indici azionari, obbligazionari o di materie prime.
Il mercato regolamentato gestito da Borsa Italiana e dedicato a questi strumenti si chiama ETFplus.
Nati negli Stati Uniti nei primi anni ’90, gli ETF sono entrati a far parte dei titoli a disposizione degli investitori italiani a partire dal settembre 2002 e da allora hanno conseguito un successo crescente, testimoniato dall’incremento sia dei volumi degli scambi che delle masse in gestione e dal sempre più elevato numero di ETF portati in negoziazione nel mercato ETFplus.”
La prima informazione, fondamentale, è quindi che gli ETF hanno esattamente la stessa natura giuridica dei fondi e delle SICAV che ti propongono le persone che ti mettono in guardia dagli ETF. Il loro grado di rischiosità dipende quindi dall’indice che si ripropongono di replicare, esattamente come la rischiosità dei fondi dipende essenzialmente dalla categoria a cui appartengono (azionari, obbligazionari, bilanciati, etc.).
Allora cos’è che li differenzia da fondi e SICAV?
La logica di gestione o, per dirla in termini più moderni, la mission. Il gestore di un fondo o di una SICAV ci sta vendendo la sua capacità (grazie a know how, mole di informazione ed infrastrutture idonee ad elaborarle) di saper fare qualcosa meglio del mercato. Se è un fondo che investe in una sola asset class (poniamo, ad es., azionario internazionale), a seconda del regolamento del fondo ci vende l’idea che lui sarà in grado di scegliere i mercati dei Paesi che meglio performeranno in un certo lasso di tempo, e/o che sarà in grado di fare stock picking in modo efficiente, scegliendo i titoli azionari migliori e ruotando il portafoglio secondo scelte migliori di quelle che potremmo fare noi, ottenendo in questo modo una performance migliore di quella che ci potremmo aspettare da un certo mercato.
Il gestore di un ETF, al contrario, ci sta vendendo la sua convinzione che è troppo difficile fare scelte efficienti in modo continuativo generando un extra-rendimento rispetto a quello del mercato. Conviene allora porsi l’obiettivo di replicare l’andamento di quel mercato, consapevoli che questo obiettivo è decisamente più alla portata di mano: basta acquistare gli stessi titoli che compongono un indice pesandoli in portafoglio sulla base della loro capitalizzazione (ho semplificato ma il concetto di fondo è questo).
Questa idea è nata a metà degli anni settanta del secolo scorso da un visionario della finanza che ha fatto una vera e propria rivoluzione, anche se non ancora compiuta, soprattutto in Italia. Si chiamava J. Bogle e fondò quella che oggi è Vanguard Group, da qualche anno sbarcata anche sul mercato italiano e che gestisce oltre 7.000 miliardi di dollari (hai capito bene!) di cui i tre quarti in modo passivo (quando un fondo non si propone di battere un mercato ma di replicarlo si dice così: è un fondo a replica passiva). Bogle si rese conto che i fondi in grado di battere il mercato azionario americano erano pochissimi e che anche tra quei pochi c’era un turnover notevole che rendeva, di fatto, impossibile individuare i fondi migliori. Sulla base di questa evidenza si rese conto che cercare di battere un mercato è un gioco a somma zero: qualcuno vi riuscirà e qualcuno no (ma noi non possiamo sapere in anticipo chi), ma la media degli investitori otterrà, per definizione, lo stesso rendimento dell’indice, proprio perché questo è una media, è matematico!
Allora a fare la differenza tra un investimento efficiente ed uno che non lo è, sono, molto spesso, molto più spesso di quanto pensi, i costi che sostieni per il tuo investimento. Sempre Bogle ebbe a dire che il miracolo dei ritorni aggregato era stato soppiantato dalla tirannia dei costi aggregati. Eh sì! Perché i costi incidono in modo determinante sull’effetto positivo che dovrebbero avere gli interessi composti!
Questa è l’idea di fondo.
Tornando al sito di Borsa Italiana e proseguendo, si legge che le caratteristiche fondamentali degli ETF sono: semplicità, trasparenza, flessibilità, economicità, abbattimento del rischio emittente. Non sono le stesse cose che ti hanno detto quando ti hanno proposto dei fondi vero? Fatti delle domande!
L’economicità la vediamo dopo. Prima ti voglio far riflettere sul fatto che ogni volta che decidi di investire in un fondo e SICAV oppure, al contrario, hai bisogno di liquidità e decidi di disinvestire tutto o parte del tuo portafoglio, hai diversi giorni di delay tra la tua sottoscrizione dell’ordine e la sua esecuzione, e sono giorni in cui non puoi sapere prima cosa succederà. Quindi non puoi sapere a che livello entrerai sul mercato (e questo secondo me è meno importante) e, soprattutto, non puoi sapere quanto ricaverai dal tuo disinvestimento. Con gli ETF non è così. Quando decidi di acquistare o di vendere lo puoi fare in pochi secondi, sapendo immediatamente a che livello hai acquistato o quanto hai ricavato dalla vendita!
Inoltre, acquistando quote di un ETF non stai chiudendo gli occhi affidandoti alla strategia di un gestore di cui non sai nulla e di cui non puoi che fidarti ciecamente. Sai invece esattamente quale indice quell’ETF si ripromette di replicare e, quindi, sai in ogni momento cosa hai in portafoglio.
E veniamo all’economicità. Quanto incide?
Vediamolo con un grafico e con qualche numero.
Questo grafico mostra il confronto tra l’indice Fideuram fondi azionari internazionali e l’indice MSCI World. L’indice Fideuram, elaborato da Banca Fideuram, rappresenta la media pesata dei rendimenti dei fondi di diritto italiano (armonizzati) appartenenti alla categoria degli azionari internazionali. L’indice MSCI World, elaborato da Morgan Stanley, rappresenta l’andamento dei mercati azionari dei paesi cd. Sviluppati con una composizione che si può trovare facilmente in rete. Il grafico rappresenta 12 anni di storia, dall’inizio di gennaio 2009 al 31 dicembre 2020.
La prima cosa che puoi notare, anche a occhio nudo, è come l’andamento dell’indice Fideuram e dell’indice MSCI World siano assolutamente identici: hanno massimi e minimi che coincidono perfettamente nei tempi, quindi c’è un grado di correlazione altissimo il che attesta che il benchmark è quello corretto.
Si nota molto però anche l’enorme differenza di rendimento tra i due. In 12 anni il rendimento dell’indice è stato pari al 13,40% annuo composto mentre quello della media ponderata dei fondi azionari è stato pari al 9,16%, è una differenza di 4,24% all’anno. Questo fa sì che in 12 anni l’indice abbia avuto un rendimento del 352,33% mentre la media ponderata dei fondi ha avuto un rendimento del 186,22%, circa la metà.
Ecco, sappi che, volendo investire sul mercato azionario globale in modo efficiente, avresti potuto molto semplicemente acquistare quote di un ETF azionario globale ottenendo rendimenti molto vicini a quello dell’indice. Non è questo il luogo per indicare un ETF in particolare. In ogni caso con un ETF avresti ottenuto certamente un rendimento, nello stesso periodo, di oltre il 300%.
Ecco che allora forse la domanda da porsi va rovesciata: perché non dovresti investire in ETF? E perché ancora non l’hai fatto? Forse chi ti consiglia non ha interesse a farti investire in ETF?
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