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Fotografia della cultura finanziaria in Italia: i dati CONSOB 2024
24 ott 2024, 16:02News: riflessioni
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“Un investimento in conoscenza paga sempre il miglior interesse”
Benjamin Franklin
Il rapporto CONSOB 2024 sulle scelte di investimento degli italiani, pubblicato nel mese di luglio, dipinge un quadro che merita attenzione. Anche se il campione è composto persone che già investono e gestiscono attivamente le finanze familiari, emergono fragilità significative.
Il divario di genere, innanzitutto, è lampante: le donne rappresentano solo il 22% degli investitori attivi. E anche quando investono, mostrano livelli di competenza finanziaria inferiori agli uomini (67% di risposte corrette contro il 79%). Un dato che riflette un problema più ampio: secondo il Global Gender Gap Report 2024, l'Italia si colloca all'87° posto su 146 paesi per parità di genere.
Le disparità geografiche sono anch’esse abbastanza evidenti. Il Nord e il Centro mostrano livelli di competenza finanziaria significativamente superiori (rispettivamente 79% e 78%) rispetto al Sud (71%). Un divario che si accompagna e probabilmente amplifica altre diseguaglianze territoriali.
Anche l'età gioca un ruolo cruciale. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le competenze finanziarie tendono ad aumentare con l'età. I giovani tra i 18 e i 34 anni mostrano livelli di conoscenza finanziaria più bassi rispetto alle fasce d'età superiori. Un paradosso, considerando che proprio loro dovranno affrontare un futuro previdenziale sempre più complesso.
La comprensione dei rischi finanziari, elemento cruciale per qualsiasi investitore, mostra lacune. Solo due terzi degli intervistati (67%) sa definire il rischio di mercato, poco più della metà (54%) comprende il rischio di liquidità, e appena il 40% conosce il rischio di credito. Stiamo parlando di concetti basilari per chi investe.
Il quadro peggiora quando si passa alla finanza sostenibile e digitale. Nonostante l'86% degli intervistati dichiari di conoscere le cripto-valute, fino al 50% non sa rispondere a domande basilari su questi strumenti. Nella finanza sostenibile, solo il 30% comprende realmente cosa significa "sviluppo sostenibile". Eppure, paradossalmente, il 53% sovrastima le proprie competenze in questo campo.
Un elemento particolarmente preoccupante riguarda la sicurezza digitale: il 29% degli investitori permette ai siti web di memorizzare le proprie informazioni finanziarie personali, esponendosi a rischi significativi.
La correlazione con il reddito e la ricchezza finanziaria suggerisce un circolo vizioso: chi ha più risorse tende ad avere maggiori competenze finanziarie, che a loro volta possono portare a scelte di investimento più consapevoli e potenzialmente più redditizie. Chi parte svantaggiato rischia di rimanere tale.
Questi dati suggeriscono che la strada verso una vera democratizzazione della finanza è ancora lunga. Le disparità di genere, geografiche e generazionali si riflettono nelle competenze finanziarie, creando o amplificando disuguaglianze esistenti.
La sfida per il futuro non è solo aumentare il livello generale di educazione finanziaria, ma farlo in modo mirato, concentrandosi sui gruppi più vulnerabili e colmando i divari esistenti. Solo così potremo garantire che tutti abbiano gli strumenti necessari per prendere decisioni finanziarie consapevoli.
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