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Correlazioni tra asset classes, un altro modo di ragionare
24 gen 2022, 09:02News: riflessioni
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I giornali ed i social sono pieni di previsioni sull'andamento dei mercati effettuate da molti analisti e gestori.
A volte capita che qualcuno, cliente o potenziale cliente, mi chieda cosa ne penso, cosa credo che succederà nel prossimo mese o nel prossimo anno, se secondo me sia o no il momento di investire. A volte mi capita anche di vedere un po' di delusione nei loro occhi quando rispondo che non lo so, non ho un'idea in proposito e, tutto sommato, preferisco non farmene una, perché il mio modo di investire e di fare consulenza in materia di investimenti si basa più su dei semplici principi matematici e statistici che sulle opinioni espresse dagli analisti o sulle mie. Credo che questo, in realtà, dovrebbe essere rassicurante per chi si affida a me, vista la quantità di bias e di rumore che caratterizza le decisioni di tutti noi e, anche, le opinioni di tutti gli esperti in tutti i settori. I principi matematici e statistici sono sempre lì, a prescindere dal consulente o dal gestore.
Questo senza avere la pretesa di avere ragione, ci mancherebbe. Però mi piace far notare che non sono il solo a pensarla così. Anzi, credo di essere in ottima compagnia.
Qui l'articolo pubblicato sabato da Milano Finanza nel quale gli analisti di Vanguard sottolineano come, anche in un mondo con rendimenti ancora bassi ed inflazione in crescita, avere dei bond (obbligazioni) di alta qualità in portafoglio sia comunque raccomandabile perché la loro funzione non è tanto, o solo, quella di portare rendimento ma anche, e forse soprattutto, quella di dare un contributo in termini di regolarizzazione dell'equity line del portafoglio, grazie alla loro decorrelazione rispetto al mercato azionario. Nell'articolo si parla di correlazione inversa, secondo me sarebbe più appropriato parlare di decorrelazione, visto che la correlazione non è un valore stabile, come non mi stanco mai di scrivere anche nella newsletter che invio ai miei clienti mensilmente. Anzi, la correlazione è un valore piuttosto erratico, forse con una sua ciclicità ma comunque suscettibile di variazioni anche piuttosto ampie. Il valore finale dipende quindi molto dal momento in cui la si misura e dall'arco temporale oggetto di analisi. Quel che conta è che le diverse componenti che ci sono in portafoglio abbiano una tendenza, nel lungo periodo, ad accrescere il loro valore o, almeno, a non fare troppi danni, ed una correlazione mediamente vicina allo zero.
Su questo punto è molto istruttivo il breve video che si trova a questo link:
nel quale Ray Dalio, uno dei più grandi investitori al mondo, spiega proprio il valore della decorrelazione nei portafoglio, pochi minuti ma pieni di significato.
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