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5 set 2024, 12:03Decidere sui mercatiPsicologia e finanza
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“Tra lo stimolo e la risposta c’è uno spazio. In quello spazio c’è il potere di scegliere la nostra risposta. Nella nostra risposta ci sono la nostra crescita e la nostra libertà.”
Citazione attribuita a Viktor E. Frankl
Spesso mi accade, quando leggo libri su temi psicologici e/o neuroscientifici, sociologici o, comunque, legati alle scienze umane, di trovare contenuti che stimolano le mie riflessioni in ambito finanziario e di consapevolezza finanziaria. Sarà una deformazione professionale? O sarà forse nata prima la deformazione della professione? Chi lo sa.
L’errore di Ray Dalio
Sta di fatto che, leggendo il bel libro di Amy Edmonson dal titolo “il giusto errore – la scienza del fallire bene”, il collegamento mi è riuscito molto facile, visto che ad un certo punto fa riferimento al famoso “errore” di Ray Dalio. A chi si occupa di finanza in genere non occorre spiegare chi sia Ray Dalio. Per gli altri, si tratta del fondatore della società Bridgwater Associates, che gestisce l’hedge fund che ha guadagnato di più nella storia. Sicuramente uno dei più grandi investitori che abbia calcato questo pianeta.
Ebbene, il libro racconta di quella volta in cui, nel 1982, un Dalio trentatreenne che aveva già fondato da alcuni anni Bridgwater e che già la stava facendo crescere, sbagliò una scommessa sui mercati e si ritrovò nell’impossibilità di pagare le bollette e dovette licenziare tutti i suoi dipendenti. Edmonson racconta che Dalio era convinto che l’economia statunitense si stesse dirigendo verso una crisi a causa delle continue turbolenze segnalate da alcuni indicatori economici e, sebbene la maggioranza degli analisti ritenesse che non fosse così, lui si convinse che, semplicemente, gli altri si stavano sbagliando. Dalio fece il suo gioco ma l’economia statunitense, invece di entrare in recessione, inaugurò uno dei più lunghi periodi di crescita della sua storia.
L’aneddoto è confermato dallo stesso Dalio, che lo racconta con molti particolari in più nel suo libro “I principi del successo”.
Gli errori intelligenti
Edmonson racconta questo episodio con l’obiettivo di tratteggiare le caratteristiche degli errori “intelligenti” e come sia corretto reagire a tali errori.
Per essere intelligente, un errore deve:
verificarsi in un territorio nuovo, sconosciuto;
verificarsi in un contesto che presenta un’opportunità credibile di progredire verso un obiettivo desiderato (professionale o personale);
basarsi sulle conoscenze disponibili al momento in quel campo (occorre fare i compiti a casa).
In realtà l’errore di Dalio aveva queste caratteristiche. La combinazione tra inflazione, crisi del debito, politiche monetarie ecc. che si stava verificando in quegli anni non si era mai verificata nella storia recente ed era quindi molto difficile capirne gli sviluppi, sebbene lui avesse fatto certamente i compiti a casa, studiando approfonditamente gli indicatori macroeconomici e cercando di calcolare le probabilità dei diversi scenari. Inoltre, operando sui mercati, il contesto era per definizione tale da presentare un’opportunità credibile.
Ciò che mancava all’errore di Dalio era l’ultima caratteristica:
l’errore, per essere intelligente, deve essere PICCOLO, riferendosi non tanto all’entità dell’errore (cioè alla distanza, per così dire, tra l’ipotesi e la realtà), quanto alle sue conseguenze. Il vero errore di Dalio è stata la presunzione, che l’ha portato a scommettere sullo scenario che riteneva più probabile tutto ciò che aveva.
Imparare dagli errori
Ray Dalio ha certamente imparato moltissimo da questo errore, dalle cui conseguenze è riuscito a risollevarsi creando l’impero che è, oggi, Bridgwater.
Come lui stesso racconta spesso, ha imparato ad essere umile, ha imparato che è molto di più ciò che non sa di ciò che sa, per quanto impegno possa profondere nello studio e nell’approfondimento e per quanto supporto possa avere dalla tecnologia nell’elaborare le sue previsioni. Ha imparato che, quando si investe, non bisogna MAI puntare tutto su un unico scenario. Si può sovrappesare uno scenario rispetto ad un altro ma l’esito negativo della propria scommessa non deve mai essere tale da mettere seriamente in difficoltà. Ha imparato che occorre saper cambiare idea, non cercando solo gli elementi e le informazioni che sembrano consolidare la nostra opinione ma, invece, andando proprio alla ricerca di ciò che mette in dubbio la nostra convinzione.
Impariamo anche noi
Non occorre necessariamente sbagliare per imparare, si può tranquillamente imparare anche dagli errori degli altri. Fa parte del “fare i compiti a casa”, cioè partire dalle conoscenze disponibili in quel campo.
L’errore di Dalio ci insegna molte cose:
innanzitutto ad essere umili quando ci approcciamo ai mercati, non perdo mai occasione per ribadirlo: sono sempre i mercati ad avere ragione, non noi, non c’è modo di convincerli;
ci insegna anche a non fidarci di tutti coloro che, con grande sicurezza, ci rappresentano uno scenario come ineludibile, anche se ci sembra molto credibile; non che non dobbiamo ascoltarli, ci mancherebbe, ma dobbiamo mettere in dubbio le loro opinioni (e le nostre) e ricordarci che, se Ray Dalio, Warren Buffett ecc. coltivano il dubbio, è opportuno che lo facciamo anche noi;
inoltre, molto importante, ci insegna a non “piangere sul latte versato”, pensando che, ad es., se avessi avuto il 100% di azionario negli ultimi 3 anni, ma anche negli ultimi 10, avrei guadagnato molto di più; se avessi puntato forte su alcune delle aziende tecnologiche di moda negli sarei diventato ricco. Avrebbe postuto succedere, certamente, ma avrei anche potuto incassare perdite pesantissime e queste vanno evitate a tutti i costi.
In finanza le decisioni non sono giuste o sbagliate, col senno di poi, a seconda del risultato finale ma, invece, sulla base del processo con il quale sono state assunte, e tale processo deve avere, al primo punto, l’esigenza di evitare perdite troppo pesanti. In fondo è probabilmente questo che intende anche Warren Buffett quando dice che per investire occorre seguire due regole: 1) non perdere e 2) ricordare la regola n.1.
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