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2 set 2020, 15:59Decidere sui mercatiConsigli per la lettura
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Quante volte nella vita "Less is more"?
Negli ultimi anni sono stato molto affascinato dalle ricerche che si pongono come obiettivo quello di indagare il processo decisionale degli esseri umani e la loro capacità, vera o presunta, di “addomesticare” in modo efficace situazioni con elevati gradi di complessità.
Nel suo interessantissimo libro "IN UN BATTER DI CIGLIA - Il potere segreto del pensiero intuitivo", Malcolm Gladwell racconta, con la sua grande abilità, decine di esperimenti e di aneddoti centrati sul pensiero intuitivo e sulla sua capacità di suggerirci soluzioni. Il libro mette però anche in guardia dagli errori che il pensiero intuitivo ci può far commettere.
Alcune ricerche sono letteralmente "da brivido" perché ci mettono di fronte impietosamente ai nostri pregiudizi e ci fanno capire quanta strada c'è ancora da fare verso la consapevolezza e l'obiettività. Non siamo obiettivi, non c’è nulla da fare. Questo è ormai dimostrato da copiosissima letteratura. La miglior difesa contro questo nostro innato difetto è quella di tenerlo sempre presente, di ricordarsene costantemente.
Altri aneddoti, invece, insegnano parecchio su modalità efficaci per prendere decisioni in determinati contesti.
In proposito, la parte che ho trovato particolarmente interessante è quella che racconta della simulazione bellica “Millennium Challenge 2002”. Non voglio togliere il gusto della lettura a chi fosse interessato, quindi ometterò di raccontare nel dettaglio l’esperimento. Ciò che mi interessa di mettere in evidenza è che in questa simulazione ha prevalso chi, nel cuore dell’azione, non si è affidato alla capacità di prevedere e pianificare ogni cosa ma, invece, alla capacità di risolvere problemi sotto pressione da parte di propri ufficiali. Certo, questa è una capacità che viene solo dall’esperienza, dalla pratica preceduta da una accurata preparazione. Resta però il fatto che in situazioni particolarmente complesse pare essere più efficace affidarsi a pochi parametri collaudati che considerare una moltitudine di dati, capaci di sviarci dalla soluzione creando però, al contrario, una falsa illusione di sicurezza che impedisce poi di considerare altre ipotesi. Tra gli altri aneddoti è anche raccontato dell’incontro tra membri dell’esercito, abituati ad assumere decisioni con questa modalità sotto pressione, con operatori di Wall Street e dell’affinità elettiva che subito parsa esserci.
All’interno del racconto di “Millennium Challenge 2002”, il libro racconta anche della modalità ideata nel pronto soccorso di Chicago per riconoscere più facilmente i pazienti con in corso un attacco cardiaco, basandosi su statistiche che considerano solo pochi parametri anziché affidare a ciascun singolo medico il compito di una anamnesi completa del paziente, che richiede molto più tempo e, numeri alla mano, è più fallace.
Pare che per la comunità medica sia stato difficile ammettere che pochi numeri, analizzati con la dovuta distanza emotiva e, naturalmente, con la competenza specifica dei medici, fossero in grado di ottenere risultati migliori di un’analisi approfondita effettuata caso per caso.
Ci sono campi nei quali l'eccesso di informazioni fornisce solo una falsa sensazione di maggiore sicurezza ma peggiora i risultati del processo decisionale. Ritengo che il mondo della finanza sia uno di questi campi. I mercati sono certamente un universo complesso ma l'essere umano non è in grado di gestire tutta questa complessità nel suo processo decisionale. C'è un eccesso di informazione che confonde i risparmiatori e, d'altro canto, spesso i decisori considerano troppe variabili nella convinzione di poter fare previsioni efficaci. A mio parere non funziona. Per muoversi sui mercati occorre applicare poche regole e farlo in modo molto disciplinato. Chiaramente devono essere regole che hanno una logica e che hanno mostrato una certa affidabilità statistica in passato e, soprattutto, che tendano ad adeguarsi a ciò che avviene sui mercati invece di avere la pretesa di anticiparli. Se poi si riscontra che le regole scricchiolano, si valutano e, eventualmente, si modificano ma sempre a mente fredda, senza farsi trascinare dagli eventi.
Si potrebbe sostenere che, oggi, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, ci sia la possibilità di esaminare molta più complessità. Occorre però stare attenti: analizzando molti dati è facile trovare delle ricorrenze che, però, non sono realmente governate da rapporti causa/effetto ma sono semplici coincidenze. Aumentare il numero delle regole rischia di essere controproducente e, anzi, spesso lo è.
Una lettura davvero interessante.
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