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di Flavio Rinaldi
In questo periodo mi sta capitando con una certa frequenza che persone interessate agli investimenti e che hanno stock di liquidità mi chiedano quale sia la mia view sui mercati e se, con la crisi economica in corso ed i mercati azionari sui massimi, sia il momento di investire o meno. In sostanza mi chiedono di fare timing sugli investimenti e di dare loro il consiglio giusto sulla base di una previsione sui mercati.
Ogni occasione è buona per ricordare che io non faccio previsioni sui mercati e che ritengo questo esercizio dispendioso (sotto il profilo del tempo e delle risorse nervose) e molto scarsamente produttivo se non dannoso.
Ogni occasione è buona per ribadire che sui mercati non valgono le regole delle probabilità ma quelle dell’incertezza e che, quindi, si possono sempre verificare eventi che, non essendosi mai verificati prima, molti sono portati a ritenere impossibili. La divertente vicenda del titolo GameStop, passato in meno di un mese da 12 dollari ad azione a ben oltre i 300 dollari ad azione di ieri grazie all’azione, probabilmente, di un manipolo di millenials ben organizzati, è solo l’ennesima conferma di come sui mercati possano avvenire accadimenti del tutto al di fuori da ogni parametro previsionale.
È chiaro poi che qualche valutazione statistica la dobbiamo fare ma non deve essere tale da esporci a dei rischi amplificati. Casomai deve servire per cercare di gestire e, se possibile, ridurre il rischio.
Sui mercati si può cercare di pianificare, si deve cercare di fare efficienza, si deve attuare una diversificazione che si fondi su principi più robusti possibile, anche se certamente non costituiscono certezze.
Poi, cercare di fare timing è un’esigenza che si sente in misura diversa a seconda dell’equity line in cui si ritiene di investire.
Facciamo un esempio. Confrontiamo, su di un periodo di 20 anni, dall’1 gennaio 2001 al 31 dicembre 2020, l’indice Fideuram Fondi Bilanciati, che rappresenta la media pesata dei fondi comuni di diritto italiano armonizzati, con un Benchmark costituito da:
35% ICE BofAML EMU Corporate Index (obbligazionario corporate Euro)
35% JPM GBI Global Aggregate (obbligazionario aggregato globale)
30% MSCI World (azionario globale Paesi sviluppati)
(dati Analysis)
Indice Fideuram Bilanciati
Profit: 39,99%
Max DD: 22,543%
Benchmark:
Profit: 158,75
Max DD: 16,869%
Ora, non sto dicendo che quella del Benchmark sia l’asset allocation più efficiente che si possa attuare. Risulta tuttavia chiaro che fare timing sulla media dei fondi italiani bilanciati è quasi una necessità perché chi vi avesse investito all’inizio del 2001 sarebbe andato in utile “definitivamente” (almeno sino ad ora) nella seconda metà del 2011!
Ben diversa è la situazione per quanto riguarda il Benchmark che ha avuto degli anni negativi ma che si è anche sempre ripreso in tempi assolutamente accettabili. Davanti a queste immagini la percezione del rischio e del rendimento può cambiare. Può apparire chiaro il fatto che questa percezione, negli italiani, è falsata dall’inefficienza della media dei fondi, per i quali un evento come quello verificatosi tra febbraio e marzo del 2020 può voler dire rimangiarsi metà del profitto degli ultimi vent’anni.
Fare timing invece sull’equity rossa diventa molto complicato e, direi, spesso controproducente. Dalla metà del 2015, ad esempio, chi avesse voluto attendere un ritracciamento significativo per entrare sul mercato, perché eravamo sui massimi, avrebbe atteso fino al 2015, perdendosi un rialzo del 50% circa.
Allora, cosa fare?
La mia idea è che il timing sia da evitare. Semplicemente sulla curva blu è meglio non investire! Occorre fare molta attenzione ai costi che si sostengono per investire e comprendere che l’efficienza è il primo vero guadagno.
Sulla curva rossa, che non comprende nessun costo in quanto costituita da indici ma che è replicabile con costi molto contenuti, si può pianificare. Come?
A chi mi chiede quale sia la mia view sui mercati per decidere se investire o meno io, normalmente, ribalto la domanda chiedendo: “quanto sei disposto a rischiare nella fase iniziale del tuo investimento?”. Ecco, sulla base della risposta a questa fondamentale domanda e ad alcune altre pianifichiamo, decidiamo come allocare le nostre risorse sui mercati distinguendo anche diversi profili di rischio e programmando degli switch da un profilo all’altro per accrescere o ridurre progressivamente la nostra esposizione, per cercare di gestire il rischio, senza fare previsioni!
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