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["Decidere sui mercati","Consigli per la lettura","News: riflessioni","Un po' di statistica","Strumenti finanziari","Mercati e portafogli","Psicologia e finanza"]
«Proprio come l’uomo primitivo che un giorno si grattò il naso, vide piovere, e sviluppò un modo elaborato di grattarsi il naso per ottenere la pioggia che desiderava, noi oggi colleghiamo la prosperità economica a qualche riduzione dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve, o il successo di una società alla nomina di un nuovo presidente.»
N.N. Taleb
Uno dei temi della settimana è stato il nuovo superamento, da parte dell’S&P 500, della soglia psicologica dei 6000 punti (ammesso che le soglie psicologiche esistano). Questo traguardo, oltre il suo ipotetico valore simbolico, potrebbe essere visto come un segnale di resilienza dei mercati, che sembrano continuare a salire nonostante il persistente "rumore di fondo" fatto di incertezze politiche ed economiche. Vale forse la pena riflettere sul fatto che questo movimento sia stato favorito anche da ricoperture di posizioni corte e da un lento ritorno degli investitori istituzionali verso il rischio. Sullo sfondo, dati macroeconomici statunitensi contrastanti: l’ISM dei servizi è sceso sotto il livello di espansione, ma il mercato del lavoro continua a mostrare una certa tenuta. Non è il momento di trarre conclusioni affrettate, l'equilibrio tra segnali di forza e di debolezza rimane precario.
Un altro tema emerso con forza riguarda il deteriorarsi della relazione tra Elon Musk e Donald Trump, al centro di un acceso confronto pubblico. Musk ha definito il One Big Beautiful Bill Act – noto anche come Big Beautiful Bill – una “disgusting abomination”, criticandone l’impatto sul deficit e le clausole anti-EV che penalizzano Tesla. Trump, da parte sua, ha risposto accusando Musk di tradimento, arrivando a controllarne anche le commesse governative. Da un punto di vista legislativo, il provvedimento è passato per la Camera il 22 maggio con un voto di 215‑214‑1, ed è ora all’esame del Senato, dove suscita dibattiti interni tra i repubblicani. Al di là della polemica mediatica – che riflette tensioni personali e dinamiche di potere – ciò che emerge è un ritratto fedele di uno scontro politico modellato dalla complessità: da un lato la pressione dei grandi interessi industriali che temono la rimozione delle sovvenzioni per l’auto elettrica; dall’altro, il rischio che emerge dalla rapidità e dimensione del pacchetto fiscale, che secondo analisti come la CBO potrebbe aggiungere fino a 2,6 trilioni di dollari al debito statunitense. Un caso esemplare di politica che non è solo numeri, ma anche narrazione, identità e influenza — ambiti che travalicano i confini dei mercati ma li influenzano profondamente.
La BCE ha operato un ulteriore taglio dei tassi, portando il tasso di deposito al 2%. Tuttavia, le dichiarazioni che hanno accompagnato questa decisione fanno pensare che potremmo essere vicini alla fine del ciclo espansivo. Il rialzo dei rendimenti a lungo termine e l’apprezzamento dell’euro sembrano suggerire che i mercati abbiano percepito questo segnale. Non possiamo sapere con certezza se questa mossa sarà sufficiente a consolidare la ripresa economica europea, ma è interessante osservare come la BCE abbia delineato diversi scenari: uno centrale, che assume tariffe commerciali al 10%, e due alternativi. Considerando anche gli stimoli fiscali annunciati in Germania e l’aumento dei salari reali, si apre la possibilità di una crescita moderatamente più robusta di quanto previsto inizialmente.
Il panorama geopolitico resta instabile. Gli Stati Uniti hanno aumentato i dazi su acciaio e alluminio al 50%, ad eccezione del Regno Unito, e questo potrebbe inasprire le relazioni commerciali globali. Interessante notare come, nonostante questi sviluppi, i mercati abbiano continuato a mostrare una certa indifferenza. L’annuncio di un possibile incontro USA-Cina nei prossimi giorni introduce un elemento di cauta speranza. In una fase in cui anche le politiche protezionistiche sembrano soggette a ripensamenti — specie in vista delle elezioni mid-term — sarà importante osservare non solo gli annunci ma anche i comportamenti concreti che ne seguiranno.
Il sentiment degli investitori, misurato dal Fear & Greed Index, si è mantenuto su livelli costruttivi, suggerendo una certa fiducia diffusa nei mercati azionari. Al contempo, la volatilità implicita, espressa dal VIX, ha proseguito la discesa iniziata la settimana precedente. Questi elementi, presi isolatamente, potrebbero far pensare a una fase di relativa tranquillità. Sappiamo tuttavia che il momento è, al contrario, caratterizzato da forte instabilità, che pure è connotata da ciclicità.
MSCI World: +1,4% (settimana), +6,6% (anno)
S&P 500: +1,5% (settimana), +2,6% (anno)
Nasdaq 100: +2,0% (settimana), +3,9% (anno)
Eurostoxx 50: +1,2% (settimana), +13,7% (anno)
FTSE Mib: +1,3% (settimana), +22,5% (anno)
Nikkei: -0,6% (settimana), -4,5% (anno)
Hang Seng China: +2,5% (settimana), +20,4% (anno)
MSCI Emerging: +2,3% (settimana), +11,4% (anno)
I mercati azionari hanno proseguito il loro recupero, con l’S&P 500 che ha superato quota 6000, registrando un incremento dell’1,5% nella settimana. Anche il Nasdaq 100 ha fatto registrare un +2%, avvicinandosi ai suoi massimi storici. In Europa, il FTSE MIB ha guadagnato l’1,3%, mentre in Asia l’Hang Seng China è salito del 2,5%. È interessante notare come il settore tecnologico, in particolare quello dei semiconduttori, continui a trainare i listini. Molto male invece Tesla dopo la lite tra Trump e Musk che, in realtà, direi che era già scritta nelle cose, si trattava solo di attendere.
Global Aggregate: -0,21% (settimana), +0,86% (anno)
Rendimento Treasury 10Y: 4,51% (+0,11% settimanale)
Rendimento Bund 10Y: 2,58% (+0,08% settimanale)
Rendimento BTP 10Y: 3,50% (+0,02% settimanale)
Spread BTP-Bund: 0,93% (-0,06% settimanale)
Nel comparto obbligazionario, i rendimenti a lungo termine hanno registrato un rialzo dopo il taglio dei tassi da parte della BCE: il decennale tedesco è salito di 10 punti base. Negli Stati Uniti, il Treasury a 10 anni si è mantenuto intorno al 4,5%, in un contesto di dati macroeconomici contrastanti. L’indice Global Aggregate ha chiuso la settimana con una lieve flessione dello 0,21%, mentre il segmento High Yield ha continuato a beneficiare del sentiment positivo. Il mercato obbligazionario continua ad essere osservato speciale, dagli operatori ma anche dai policy maker, in particolare statunitensi. Per ora il Treasury intorno al 5% è sempre stato una buona occasione di acquisto. Sembra che, comunque, anche la FED sia intenzionata a proteggere, più che il mercato azionario, proprio quello del Treasury, il più liquido ed importante del mondo.
Petrolio WTI: 64,6 dollari, +6,2% (settimana), -10,0% (anno)
Oro: 3.310 dollari, +0,6% (settimana), +26,1% (anno)
EUR/USD: 1,140 , +0,4% (settimana), +10,1% (anno)
Il mercato delle materie prime ha visto l’oro mantenersi sopra i 3300 dollari l’oncia, un livello che sembra riflettere la persistenza di una domanda difensiva. Il petrolio WTI ha superato i 64 dollari al barile, trainato da tensioni geopolitiche. Sul fronte valutario, l’euro si è apprezzato fino a quota 1,14 contro il dollaro ed il Dollar Index ha proseguito il suo trend ribassista. Questo in un momento in cui, per il differenziale dei tassi, il dollaro avrebbe dovuto in teoria rinforzarsi sull’euro. A penalizzare il dollaro sembra essere, più che altro, l’instabilità percepita dagli operatori, che li spinge a non considerarlo più uno dei safe assets per eccellenza. Il Bitcoin, infine, ha mantenuto la sua posizione sopra i 100.000 dollari, oscillando intorno ai 104.000.
Qui di seguito l’andamento dall’inizio del servizio (1 luglio 2019) dei portafogli modello al lordo dei costi di transazione (variabili in base all’intermediario utilizzato e generalmente compresi tra 2,5 e 20 euro per ciascuna operazione), di quelli sostenuti per la consulenza e degli eventuali impatti della fiscalità ed al netto, invece, dei costi dei singoli strumenti utilizzati.
I dati si riferiscono al passato ed i risultati passati non costituiscono un indicatore affidabile dei risultati futuri.
I portafogli modello costituiscono la base utilizzata nell’attività di consulenza in materia di investimenti.
I singoli portafogli dei clienti possono differire dai modelli anche in modo significativo in ragione di diverse cause, valutate per ciascun cliente nell’attività di consulenza, quali contingenze fiscali, pianificazione, gestione del rischio di ingresso o in logica life cycle. All’interno del portafoglio complessivo del cliente possono anche essere presenti più portafogli in considerazione della pianificazione per obiettivi effettuata all’inizio o in corso di consulenza continuativa.
Settimana positiva per i portafogli modello, che da inizio anno restano in leggero utile e che, comunque, rimangono a consolidare nell’area appena sopra i livelli antecedenti al liberation day del 2 aprile, in cui Trump ha annunciato i livelli dei dazi (poi più volte rivisti, sospesi etc.). Oro e azionario si sono sino ad ora alternati, nel corso dell’anno, nel contenere il drawdown. Nella settimana appena conclusa entrambi hanno riportati segni positivi, mentre è tornato ad essere il dollaro a frenare la performance dei portafogli, insieme all’obbligazionario. È una fase in cui sembra prevalere una significativa decorrelazione, oserei dire quasi randomica, che comporta la stagnazione dei portafogli sui livelli di cui parlavo sopra. Come più volte segnalato, il drawdown in corso ha toccato circa i due terzi del massimo storico dei portafogli prima del rimbalzo. Attualmente il drawdown è stato riassorbito di oltre il 50%, in sostanza è stata recuperata la seconda gamba della correzione, “annullando” gli effetti del “Liberation Day” del 2 aprile. Quella in corso potrebbe essere una pausa prima di un nuovo allungo ma, mai come ora, le considerazioni grafiche lasciano il tempo che trovano, dato il livello e la quantità di imprevisti che quotidianamente si possono verificare.
Ribadisco che è tutt’altro che scontato che la volatilità sia finita. Continuo a ritenere che, al momento, non ci siano più le condizioni per proseguire nell’incremento dell’esposizione sull’azionario, meglio attendere le evoluzioni. Ci si potrà trovare in momenti in cui sarà opportuno tornare a comprare anche senza vedere la luce infondo al tunnel, e questa è la cosa davvero difficile sui mercati.
Perché riporto sempre queste avvertenze?
Dal mio punto di vista è una questione di abitudini sane. Prima di guardare il proprio portafoglio o valutare di effettuare o dismettere un investimento, è bene riportarsi alla mente i pochi concetti base che ci aiutano a recuperare consapevolezza, facendoci porre le giuste domande.
E quindi ricordo le principali emozioni a cui dobbiamo stare attenti operando sui mercati (so che sarete stanchi di leggerle o che, più probabilmente non le leggerete più ma, in realtà, sono quel tipo di considerazioni a cui bisogna ricorrere ogni tanto, quando ci si domanda cosa si stia facendo… e, quindi, repetita iuvant):
Manteniamo sempre il focus determinante sulla pianificazione individuale di ciascuno, che è l’unico aspetto sotto il nostro controllo (oltre naturalmente all’efficienza data dal contenimento dei costi), non essendo i mercati né controllabili né prevedibili, ricordando anche che:
Raccomandazioni generali
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