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di Flavio Rinaldi
Torniamo a parlare di timing sui mercati, sicuramente un argomento che cattura l’attenzione perché è il sogno di tutti gli investitori quello di poter entrare sul mercato nel momento giusto.
Già in un precedente post e, comunque, in ogni occasione, ho sostenuto la sostanziale imprevedibilità dei mercati per difendersi dalla quale il principale strumento è costituito dalla diversificazione tra asset classes con una sufficiente decorrelazione tra di loro e opportunamente pesate.
Una cosa, tuttavia, è fare previsioni e un’altra è pianificare utilizzando anche parametri statistici.
Mi spiego meglio.
Uno degli elementi di cui si tiene conto nella profilazione del cliente e nella pianificazione che ne discende, è il livello di rischio che è in grado di sopportare, sia sotto il profilo patrimoniale e reddituale che sotto quello psicologico. Sotto il profilo psicologico, tuttavia, esiste una distinzione tra il rischio che l’investitore è disponibile a correre all’inizio del suo percorso, quando ancora deve prendere confidenza con le oscillazioni dei mercati, ed altra cosa è il rischio che lo stesso investitore è in grado di sopportare quando, appunto, ha preso maggiore confidenza con le oscillazioni del suo portafoglio e, inoltre, vede già sul suo investimento un profitto che gli consente di attutire tutto o parte del prossimo drawdown.
In quest’ottica, cerco sempre di lavorare con cliente, soprattutto se detiene il suo patrimonio finanziario, esclusivamente o quasi, in liquidità, per mitigare il rischio iniziale, quello del momento in cui si approccia per la prima volta all’investimento.
Questa parte della pianificazione si risolve sostanzialmente con un ingresso progressivo sul mercato che può prevedere, semplicemente, un ingresso progressivo o, in modo un po’ più strutturato, la costruzione di due portafogli, uno core, con il profilo di rischio finale del cliente, ed uno più conservativo, per poi operare degli switch da uno all’altro.
A questo punto rimane però da definire cosa si intende per progressivo e, in particolare, quali modalità vengono impiegate per calendarizzare gli ingressi o gli switch.
Il più semplice è, naturalmente, quello di usare il calendario: una volta al mese, trimestralmente, semestralmente etc.
Altro modo può essere quello, pur senza fare previsioni, di cercare di impiegare qualche strumento per migliorare il profilo rischio/possibile rendimento dei nuovi ingressi o, ancora, di unire i due criteri: prevedere ingressi con un determinato cadenziamento temporale ma con la possibilità di effettuare ingressi o switch più decisi in momenti di drawdown.
In ogni caso, è importante che il cliente/investitore, sia consapevole di ciò che sta facendo e dei ragionamenti/analisi che ci sono dietro.
Nell’ultima newsletter che ho inviato ai miei clienti, il 5 marzo scorso, ho evidenziato che il drawdown in corso poteva essere un momento di possibile ingresso con un contenimento del rischio, sulla base di alcune analisi effettuate sul modello impiegato per la costruzione dei portafogli rappresentato a vent’anni.
Innanzitutto si analizzava il grafico dei drawdown storici:
Come si può notare, la fascia compresa fra il 3 ed il 4% di drawdown, evidenziata in verde, è una di quelle che ha spesso dato inizio ad un rimbalzo, quando è stata superata lo è stato per brevi periodi fatta eccezione per i tre momenti più complessi costituiti dallo scoppio della bolla internet nel 2000-2001, per la crisi finanziaria del 2008-2009 e per la crisi cinese del 2015. Nel marzo 2020 questi livelli sono stati superati significativamente ma per un periodo piuttosto breve.
Si esaminava anche un altro grafico di più difficile interpretazione:
L’ombra blu è l’andamento del modello relativo al portafoglio a rischio Alto la cui scala è riportata alla sinistra del grafico. La linea molto erratica in arancio è il differenziale di rendimento a tre mesi tra il modello del portafoglio a rischio Alto ed il modello del portafoglio a rischio Basso. La scala di riferimento è a destra del grafico. Vi è poi un fascio di linee che rappresentano, quella centrale, la media mobile a 1000 periodi di tale differenziale e le altre la stessa media mobile con l’aggiunta e la sottrazione di una e due deviazioni standard. La retta rossa indica lo zero relativamente al differenziale. Un’analisi attenta e ravvicinata mostra che un differenziale negativo è normalmente un buon punto di ingresso. Valori più negativi indicano migliori punti di ingresso. Al 4 marzo tale valore era pari a -1,11%, al limite della sua media meno una deviazione standard.
Questi elementi di natura quantitativa e statistica suggerivano che fosse un buon momento per incrementare le posizioni. Questo senza naturalmente scordare la gestione del rischio: non tutta la liquidità disponibile è stata utilizzata nell’immediato in quanto il drawdown potrebbe certamente proseguire, come è successo in altre circostanze, e ciò costituirebbe un’occasione di acquisto ancora migliore.
La sostanza è che la statistica è nostra amica, la sfera di cristallo è nostra nemica. Occorre integrare modelli statistici con il buon senso e con criteri prudenziali di gestione del rischio. In questo modo si prova a pianificare, sempre consapevoli che ci si muove in un mondo incerto.
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