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In Italia esistono due organismi costituiti per la risoluzione delle controversie in ambito finanziario con l’obiettivo di rendere più celere la risoluzione di queste controversie, con grande beneficio per i risparmiatori retail che necessitano di tutele per l’asimmetria sia in formativa che di possibilità economiche che c’è tra loro e gli intermediari finanziari.
Si tratta dell’Arbitro Bancario Finanziario (ABF) e dell’Arbitro per le Consulenze Finanziarie (ACF).
Il primo è sostenuto nel suo funzionamento dalla Banca d’Italia mentre il secondo è stato istituito dalla Consob e consentono all’investitore di chiedere tutela senza far ricorso ad un avvocato ed ai costi e tempi di un procedimento giudiziario.
Le decisioni di questi organismi non sono vincolanti ma risulta piuttosto chiaro che Banca d’Italia e Consob li hanno voluti per avvicinare o riavvicinare il sistema finanziario ai cittadini e dal loro funzionamento dipende la possibilità per i cittadini di vedersi riconosciuti i propri diritti in tempi e con costi accettabili.
Non fa piacere apprendere che Poste Italiane sta disattendendo con sistematicità le pronunce di questi organismi.
Sono molti gli italiani che investono con le Poste. Basti ricordare che nel secondo trimestre del 2020 Poste Italiane ha realizzato 2,3 miliari di euro di ricavi dei quali solo 701 milioni derivano da corrispondenza, pacchi e distribuzione, che dovrebbero costituire il core business e, direi, la ragion d’essere dell’azienda.
I ricavi dei servizi finanziari nel medesimo periodo ammontano a 1,1 miliardi di euro e quelli dei servizi assicurativi a 384 milioni.
Alla fine del 2019 Poste Italiane era il quinto operatore in Italia per masse gestite, con oltre 92 miliardi di euro! Dopo Gruppo Generali, Intesa, Amundi e Anima ma, per essere chiari, prima di Blackrock, Pramerica, Mediolanum, Allianz, J.P. Morgan, AXA, Azimut e Morgan Stanley.
La decisione di un operatore di queste dimensioni di non attenersi alle pronunce degli organismi di composizione delle controversie incide certamente sulla tenuta del sistema ma, soprattutto, è uno di quegli elementi che ingenerano sfiducia negli italiani verso l’investimento finanziario, da cui le ingentissime risorse depositate in modo infruttifero sui conti correnti degli italiani stessi.
Parliamo, tra l’altro, di decisioni relative a buoni postali, che gli italiani sono portati a vedere come una granitica certezza.
L’invito non può che essere, sempre, quello di rivolgersi, per i propri risparmi, ad un professionista indipendente che sappia pianificare con il cliente e, facendo solo il suo interesse, consigliarlo. Esattamente come non ci si rivolge ad un medico che lavora per una casa farmaceutica, all’avvocato della controparte etc. etc. ma, invece, si sceglie un professionista di propria fiducia che faccia solo i nostri interessi!
Dire queste cose in alcuni Paesi, anche europei, sarebbe assolutamente superfluo. In Italia c’è ancora parecchia strada da fare, un poco alla volta…
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