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["Decidere sui mercati","Consigli per la lettura","News: riflessioni","Un po' di statistica","Strumenti finanziari","Mercati e portafogli","Psicologia e finanza"]
«Proprio come l’uomo primitivo che un giorno si grattò il naso, vide piovere, e sviluppò un modo elaborato di grattarsi il naso per ottenere la pioggia che desiderava, noi oggi colleghiamo la prosperità economica a qualche riduzione dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve, o il successo di una società alla nomina di un nuovo presidente.»
N.N. Taleb
La settimana ha visto il ritorno di una discreta volatilità.
Il pretesto più semplice da trovare è stata la conferenza stampa di Powell a seguito del meeting della FED. Dal punto di vista delle decisioni è andato tutto come previsto, taglio di 0,25% dei tassi di riferimento. In realtà anche le dichiarazioni di Powell sono state in linea con quanto atteso dagli operatori: ha prospettato un rallentamento nei tagli in quanto l’inflazione è sì scesa, portandosi non molto lontana dal target del 2%, ma da qualche mese a questa parte sta mostrando fatica nel proseguire la discesa. In corrispondenza con le sue dichiarazioni, tuttavia, i mercati hanno messo in scena la correzione più evidente da agosto a questa parte.
La correzione potrebbe essere stata in realtà il frutto del fatto che, secondo i dati di Bank of America, la liquidità presente nei portafogli era scesa al 3,9%. Normalmente la discesa sotto al 4% viene interpretata come un segnale ribassista, in quanto è evidente che per far salire i mercati occorrono compratori e se non c’è liquidità manca la benzina per alimentare la salita.
Le dichiarazioni di Powell potrebbero quindi essere state solo il pretesto per qualche presa di profitto, in prossimità della fine di un anno molto positivo per i portafogli. Queste prese di profitto potrebbero poi non aver trovato compratori proprio per l’assenza di liquidità.
D’altronde nelle ultime settimane il rialzo era stato poco partecipato come numero di titoli, a dimostrazione del fatto gli acquirenti parevano stanchi.
Si aggiunga che, come noto, i mercati non apprezzano l’incertezza e, se da una parte la vittoria di Trump, essendo stata netta, ha alimentato la salita per un certo periodo, ora pare crescere negli operatori un po’ di preoccupazione per l’incertezza delle sue politiche e dei loro effetti in chiave crescita / inflazione.
MSCI World: -2,4% (settimana), +19,7% (anno)
S&P 500: -2,0% (settimana), +26,0% (anno)
Nasdaq 100: -2,3% (settimana), +27,5% (anno)
Eurostoxx 50: -2,1% (settimana), +11,1% (anno)
FTSE Mib: -3,2% (settimana), +17,5% (anno)
Nikkei: -2,0% (settimana), +17,5% (anno)
Hang Seng China: -0,6% (settimana), +28,8% (anno)
MSCI Emerging: -3,1% (settimana), +7,6% (anno)
Tutti negativi quindi i mercati azionari, senza eccezioni, con le piccole e medie capitalizzazioni a soffrire maggiormente, sull’assunto che sono quelle che normalmente risentono maggiormente di tassi un po’ più alti. Si è così interrotto anzitempo il tradizionale rally di Natale, anche se al momento nulla di drammatico è successo. Ci si potrebbe comunque aspettare ancora della volatilità nelle prossime settimane.
Il VIX è salito in settimana di 4,6 punti, chiudendo a 18,4 e mettendo a segno uno spike importante nella giornata di mercoledì, salvo poi rientrare con decisione venerdì; vedremo la prossima settimana se proseguirà l’assorbimento della volatilità o se ci saranno nuovi picchi anche grazie alla ridotta presenza di operatori sul mercato.
Global Aggregate: -0,45% (settimana), +1,75% (anno)
Rendimento Treasury 10Y: 4,52% (+0,13% settimanale)
Rendimento Bund 10Y: 2,29% (+0,03% settimanale)
Rendimento BTP 10Y: 3,45% (+0,05% settimanale)
Spread BTP-Bund: 1,16% (+0,02% settimanale)
Volatilità anche sull’obbligazionario. Il decennale USA è tornato in area 4,50% ed ha chiuso al 4,52%. Probabilmente l’atteggiamento un po’ più hawkish della FED è stato dettato anche dal desiderio di non far accelerare la parte lunga della curva sull’aspettativa di nuova inflazione, vedremo se la manovra riuscir nell’intento.
In risalita anche i tassi europei, nonostante l’atteggiamento diverso della BCE. C’è forse la consapevolezza che le dinamiche inflattive dell’area Euro potrebbero essere più collegate con quelle USA di quanto fingiamo di credere.
Petrolio WTI: $69,5, -2,6% (settimana), -3,1% (anno)
Oro: $2.623, -1,0% (settimana), +27,1% (anno)
EUR/USD: 1,043, -0,7% (settimana), -5,5% (anno)
Continua l’altalena del petrolio, questa settimana in rialzo. L’oro scende ed è in un periodo di apparente consolidamento della posizione, al termine di un anno decisamente importante per apprezzamento.
L’Euro perde lo 0,7% del Dollaro e da inizio anno è sotto quasi del 5,5%.
Qui di seguito l’andamento dall’inizio del servizio (1 luglio 2019) dei portafogli modello al lordo dei costi di transazione (variabili in base all’intermediario utilizzato e generalmente compresi tra 2,5 e 20 euro per ciascuna operazione), di quelli sostenuti per la consulenza e degli eventuali impatti della fiscalità ed al netto, invece, dei costi dei singoli strumenti utilizzati.
I dati si riferiscono al passato ed i risultati passati non costituiscono un indicatore affidabile dei risultati futuri.
I portafogli modello costituiscono la base utilizzata nell’attività di consulenza in materia di investimenti.
I singoli portafogli dei clienti possono differire dai modelli anche in modo significativo in ragione di diverse cause, valutate per ciascun cliente nell’attività di consulenza, quali contingenze fiscali, pianificazione, gestione del rischio di ingresso o in logica life cycle. All’interno del portafoglio complessivo del cliente possono anche essere presenti più portafogli in considerazione della pianificazione per obiettivi effettuata all’inizio o in corso di consulenza continuativa.
Seconda settimana negativa per i portafogli, con maggiore decisione della precedente. La presenza del dollaro proporzionalmente a quella di oro e azionario ha contenuto l’oscillazione ma, naturalmente, non ha potuto compensare totalmente l’impatto del ribasso di tutte e tre le principali asset class: azionario, obbligazionario ed oro.
Rimaniamo comunque in prossimità dei massimi quando siamo ormai al termine di un anno che, sino ad ora, è stato decisamente positivo per gli investitori. Mentre nel 2022 ho più volte scritto che non bisognava farsi prendere dal panico o dalla negatività e, invece, era semmai il caso di approfittare dell’occasione a livello di portafogli, questa è invece una fase in cui è utile non farsi prendere dall’entusiasmo. Il che non significa che non si debba investire. È praticamente sempre un buon momento per investire ma occorre farlo mantenendo un rapporto rischio-rendimento che sia il migliore che offre il momento. Quindi, sulla nuova liquidità, che non vale comunque la pena di lasciare sul conto corrente improduttiva, è opportuno adottare accorgimenti per gestire il rischio, ad esempio tenendo un cuscinetto investito a breve da poter utilizzare in occasione di un nuovo drawdown, certo nel “se” ed incerto solo nel “quando”. Vedremo se quello appena partito diventerà una reale opportunità di acquisto o meno.
Ricordo sempre le principali emozioni a cui dobbiamo stare attenti operando sui mercati (so che sarete stanchi di leggerle o che, più probabilmente non le leggerete più ma, in realtà, sono quel tipo di considerazioni a cui bisogna ricorrere ogni tanto, quando ci si domanda cosa si stia facendo… e, quindi, repetita iuvant):
In occasione delle correzioni è anche necessario non lasciarsi prendere dal desiderio di uscire dal mercato o di ridurre significativamente le esposizioni per mettere fieno in cascina. Questo comporta costi fiscali ed enormi difficoltà nell’individuare poi il momento opportuno per rientrare.
Manteniamo sempre il focus determinante sulla pianificazione individuale di ciascuno, che è l’unico aspetto sotto il nostro controllo (oltre naturalmente all’efficienza data dal contenimento dei costi), non essendo i mercati né controllabili né prevedibili, ricordando anche che:
Le presenti informazioni sono state redatte con la massima perizia possibile in ragione dello stato dell’arte delle conoscenze e delle tecnologie. Il presente documento non è da considerarsi esaustivo ma ha solo scopi informativi. La pubblicazione del presente documento non costituisce attività di sollecitazione del pubblico risparmio. Le informazioni ed ogni altro parere resi nel presente documento sono riferiti alla data di redazione del medesimo e possono essere soggetti a modifiche. Flavio Rinaldi non deve essere ritenuto responsabile per eventuali danni, derivanti anche da imprecisioni e/o errori, che possano derivare all’utente e/o a terzi dall’uso dei dati contenuti nel presente documento. Flavio Rinaldi non assume responsabilità in merito al trattamento fiscale degli strumenti illustrati. I pareri espressi da Flavio Rinaldi prescindono da qualsiasi valutazione del profilo di rischio e/o di adeguatezza e sono da intendersi come “Ricerche in Materia di Investimenti” ai sensi dell’art. 27 del Regolamento congiunto Consob e Banca Italia del 29 ottobre 2007 redatte a titolo esclusivamente informativo e non costituiscono in alcun modo prestazione di un servizio di consulenza in materia di investimenti, il quale richiede obbligatoriamente un’analisi delle esigenze finanziarie e del profilo di rischio specifici del singolo utente/cliente, né costituiscono un servizio di sollecitazione in genere all’investimento in strumenti finanziari. Nel caso in cui l’utente intenda effettuare qualsiasi operazione è opportuno che non basi le sue scelte esclusivamente sulle informazioni indicate nel presente documento, ma dovrà considerare la rilevanza delle informazioni ai fini delle proprie decisioni, alla luce dei propri obiettivi di investimento, della propria esperienza, delle proprie risorse finanziarie e operative e di qualsiasi altra circostanza.
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